Differenza tra sovrappeso e obesità 

Differenza tra sovrappeso e obesità 

Nel linguaggio comune sono spesso usati in maniera ambivalente ma in realtà sovrappeso e obesità non sono sinonimi. Nella terminologia medica questi corrispondono ad uno stato corporeo specifico e anche misurabile. Per di più esistono diversi stadi di obesità quindi comprendere meglio i vari livelli in cui si può manifestare questa patologia, perché l’obesità è a tutti gli effetti una patologia, può facilitare la scelta dell’approccio terapeutico più efficace per ogni singolo caso.

La differenza tra sovrappeso e obesità viene determinata dall’utilizzo del Body Mass Index (BMI – termine anglosassone) o Indice di Massa Corporea (IMC) in italiano. L’indice di massa corporea è l’unità di misura con cui oggi si classifica lo status di una persona, e si calcola dividendo il peso in chili (kg) per la statura in metri (m) elevata al quadrato. 

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Una persona si dice:

  • normopeso quando il suo BMI si attesta su valori compresi fra 18,5 e 24,9 
  • sovrappeso se il suo indice di massa corporea è fra i 25 e i 29,9
  • obeso quando il suo BMI supera il valore di 30

E poi possibile ulteriormente suddividere i pazienti obesi in tre classi di obesità:

  • Obesità di I livello per pazienti con un BMI superiore a 30 ma inferiore a 35
  • Obesità di II livello per pazienti con un BMI superiore a 35 ma inferiore a 40
  • Obesità di III livello per i pazienti con un indice di massa corporea superiore ai 40, quest’ultimo status è una condizione necessaria e sufficiente per porre indicazione ad un trattamento chirurgico.

Dal punto di vista eziopatogenetico, esistono diversi tipi di obesità, per l’esattezza secondo una ricerca pubblicata nel 2016 dal direttore dell’ Obesity, Metabolism and Nutrition Institute del Massachusetts General Hospital ne esisterebbero ben 59 tipologie diverse. Ne consegue che debbano esistere diversi approcci per curare questa complessa patologia, derivante da una molteplicità di fattori, alcuni ambientali e altri congeniti. Più sarà precisa l’eziopatogenesi e l’inquadramento clinico, più potrà essere accurato l’approccio terapeutico ed ecco perché un’unica strategia non può avere successo su tutti i soggetti trattati.

Al fine di prendere in considerazione un corretto stile di vita, nutrizionale e fisico, esistono linee guida generali da prendere come buone abitudini quotidiane, guardiamole insieme:

  • Prediligere pasti sani e preparati con ingredienti freschi. Secondo una ricerca dell’Università di Harvard, chi frequenta spesso ristoranti ha il 13% in più di rischio di sviluppare obesità e diabete rispetto a chi mangia più di 6 volte a settimana pranzi o cene preparate a casa.
  • Preferire una dieta povera di zuccheri e di grassi. Infatti i cibi fritti e con grassi aggiunti, bevande zuccherate, carne rossa, insaccati e alcol espongono ad un maggior rischio di diventare obesi.
  • Abbandonare uno stile di vita troppo sedentario. Uno studio ha analizzato le abitudini di 15 mila residenti del Regno Unito e ha appurato che i soggetti che utilizzavano un mezzo proprio avevano statisticamente un IMC più alto di chi invece andava a lavoro con i trasporti pubblici, la bici o camminando.
  • Dormire almeno 7 ore per notte. Oltre a prevenire malattie cardiache, ictus e depressione dormire un adeguato numero di ore contribuisce a rilasciare gli “ormoni dello stress” come il cortisolo che facilita il rilascio di glucosio nel sangue, l’aumento di peso e l’accumulo di adipe.

L’obesità poi è una patologia che può avere carattere ereditario e dato che questo è un fattore che non è possibile tenere sotto controllo, è essenziale riconoscere precocemente lo status di sovrappeso o obesità ed intervenire immediatamente con le modifiche degli stili di vita.

Quando la prevenzione non è riuscita a contrastare i fattori di rischio ereditari o acquisiti, purtroppo si ricade nella condizione di obesità e pertanto solo un percorso bariatrico multidisciplinare (comprendendo anche l’aspetto chirurgico nei casi estremi) può permettere di trattare l’obesità al fine di ridurre il peso e abbattere tutte le patologie obesità correlate. In particolare, l’obesità aumenta il rischio di sviluppare il diabete mellito di tipo 2, l’ipertensione arteriosa, le apnee notturne che combinate insieme possono portare alla possibilità di infarto, ictus e/o accidenti cardiovascolari. Tutte queste condizioni morbose sono altamente invalidanti e possono risultare anche fatali. 

La Chirurgia Bariatrica ha la finalità , entro un anno dall’intervento,  di far rientrare il BMI del paziente nel normopeso  e di abbattere tutte le patologie obesità correlate, così facendo si ottiene una riduzione del rischio di mortalità e si allunga l’aspettativa di vita del paziente. Da sottolineare il concetto che ogni paziente è unico e pertanto ogni condizione clinica va analizzata caso per caso ed è della massima importanza affidarsi ad uno specialista per una consulenza approfondita, una diagnosi ed un percorso fatto su misura.