La flebologia è quella branca della medicina che si occupa di valutare il corretto funzionamento del sistema venoso superficiale e profondo.
Le patologie più frequenti nell’ambito della flebologia sono:
Si può manifestare in diversi gradi di severità:
C1 – Presenza di vene reticolari e teleangectasie (i “famosi capillari” che assillano la popolazione femminile) che sono strutture vascolari di piccole dimensioni molto spesso con aspetto a rete, di colore rosso o tendente al blu. Questa condizione, dopo un’adeguata valutazione strumentale con eco color doppler venoso, è meritevole di trattamenti scleroterapia o Laser. Utile in questi casi eseguire una corretta profilassi con elastocompressione durante i mesi freddi e cicli di flebotonici nei mesi caldi.
C2 – Vene varicose clinicamente evidenti: sono strutture vascolari con diametri variabili da 3-4 mm fino ad oltre al centimetro che si apprezzano sia a livello della coscia che a livello di gamba. Tale condizione è determinata da un reflusso venoso, ovvero il sangue fa fatica a ritornare verso il cuore, anzi ristagna a livello di gamba dilatando le vene. Questa condizione può essere pauci sintomatica e pertanto può avvalersi della solo terapia conservativa elastocompressiva.
C3 – Edema serotino: comparsa di gonfiore serale a livello di gamba e malleolo associato alla presenza di vene varicose evidenti. Questa condizione si sviluppa quando il sistema venoso inizia a scompensarsi, ovvero l’entità del reflusso venoso è tale che la pompa muscolare non riesce più a contrastare l’accumulo di liquido a carico dell’arto inferiore. Questa condizione è meritevole di trattamento flebo chirurgico al fine di prevenire l’evoluzione nei quadri clinici successivi.
C4 – Comparsa di iperpigmentazione cutanea: LIPODERMATOSCLEROSI, l’iperpressione venosa dovuta al reflusso determina un aumento della permeabilità capillare con fuoriuscita di sangue nella matrice extracellulare dove il ferro presente nell’emoglobina circolante con i globuli rossi, viene imprigionato nei tessuti determinando una colorazione bronzea-nerastra. Questa è una condizione che necessita di trattamento flebochirurgico mirato a ridurre il prima possibile l’ipertono venoso distale onde evitare la progressione verso l’ulcera venosa.
C5 – Storia clinica di ulcera flebostatica guarita: sono pazienti che raccontano di aver avuto esperienza di un “buco” nella gamba che a seguito di trattamenti chirurgici flebologici è successivamente guarita.
C6 – Ulcera flebostatica florida: presenza di soluzione di continuo a carico dell’arto inferiore, molto spesso in sede perimalleolare interna o esterna, espressione dell’azione ossidante correlata all’ipertensione venosa distale. Questa condizione necessita di un duplice approccio chirurgico:
Processo infiammatorio che si manifesta a carico del sistema venoso profondo (vena femorale, vena poplitea, vene gemellari, vene tibiali, sistema venoso perforante) determinando occlusione del tratto venoso con conseguente dolore, gonfiore dell’arto, arrossamento cutaneo, febbre.
Tale condizione risulta essere molto pericolosa se non riconosciuta tempestivamente, infatti può evolvere in embolia polmonare, ovvero un frammento del trombo può staccarsi dalla parete venosa interessata dalla trombosi e migrare verso il circolo venoso polmonare occludendo le strutture vascolari responsabili degli scambi gassosi aria-sangue e conseguentemente il paziente potrebbe andare incontro ad una insufficienza respiratoria acuta che può evolvere anche verso la morte.
Il paziente con sospetto di TVP deve sottoporsi il prima possibile a ecocolor Doppler venoso degli arti inferiori al fine di accertare la diagnosi ed impostare precocemente la terapia con elastocompressione (K2) e eparina a basso peso molecolare.
Cause di una trombosi venosa profonda possono essere:
Processo infiammatorio che interessa il circolo venoso superficiale in pazienti affetti da IVC non trattata o pazienti con esiti di traumi. In questo caso è molto più rara la complicanza tromboembolica, tuttavia va comunque fatta una diagnosi strumentale precoce e impostata una terapia con elastocompressione (K1) e eparina a basso peso molecolare.